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L’educazione, requisito per la nuova evangelizzazione

Sr. Marie Goretti NIZIGIYIMANA

“Il nostro contributo come Chiesa consisterà in primo luogo nell’educazione della coscienza in vista di un agire responsabile per la causa della pace”. 
“Infatti senza agire efficacemente sull’uomo e sulla donna di oggi, c’è il grande rischio che ciò che si costruisce crolli come una casa costruita sulla sabbia”. 
La nuova evangelizzazione si realizza attraverso comportamenti nuovi e azioni adeguate, in grado di instaurare la mentalità cristiana nella nostra regione. Noi siamo chiamati a sradicare dai nostri fratelli giovani e meno giovani l’odio e l’esclusione per vivere l’amore vero. Ecco in che cosa consiste l’educazione, che è indispensabile per la nuova evangelizzazione.
Ma che cos’è l’educazione? È un processo permanente di verifica e di sviluppo dell’essere umano in tutte le dimensioni della vita: fisica, biologica, sociologica, spirituale e morale. Va dunque al di là della semplice trasmissione di conoscenze per tradursi in comportamenti e atteggiamenti, nel saper fare e nel saper essere. In altre parole, l’educazione tradizionale aveva come scopo di foggiare la personalità con un certo numero di valori come la solidarietà, la vita e soprattutto la famiglia… Benché questo sistema presentasse delle lacune e degli inconvenienti, è stato utile specialmente per questo legame tra le conoscenze e la vita pratica, tra l’educazione e i valori del gruppo sociale. 
Purtroppo, la crisi sociale che scuote il nostro continente in generale e il nostro paese in particolare, non ha risparmiato l’istituzione famigliare, così che essa ha abbandonato questa nobile missione educativa per affidarla totalmente alla scuola che non poteva in nessun caso sostituirla. Da allora questa crisi morale, dovuta principalmente all’oblio se non all’indifferenza verso i valori che identificano la personalità dell’uomo. E la negligenza dell’etica doveva sfociare in un “lasciar perdere” a livello di comportamenti e di conseguenza di disordine sociale. Diciamolo senza reticenza, ciò che è in causa oggi sono i valori che dovrebbero forgiare e condizionare il volto umano.
Nell’ora della nuova evangelizzazione, la Chiesa deve programmare un’educazione integrale a partire dalle condizioni materiali, culturali e spirituali dei suoi membri. Bisognerebbe quindi preparare agenti competenti capaci di assicurare questa reale promozione dell’umanità. Ma chi sono questi agenti dell’educazione e quale sarebbe l’esito delle loro attività? Queste domande ci obbligano a tracciare il profilo dell’educatore, di questo Africano e di questo Burundese responsabile, capace di ristabilire una società armoniosa.

Chi sono i destinatari di questa educazione ai valori?
La crisi che attraversiamo non è una fatalità; è piuttosto la conseguenza di una regressione progressiva dei riferimenti morali e di un oscuramento della coscienza morale. Così noi siamo tutti responsabili, in gradi diversi, di questa degrado dei costumi. Perciò il progetto di educazione ai valori deve toccare tutte le categorie di persone. La cura di operare con efficacia al rinnovamento della società deve cominciare dal riscatto della persona umana. La Chiesa come prima istituzione incaricata dell’educazione dei popoli, deve predicare la conversione a tutti i suoi membri. C’è un vantaggio: gli uomini e le donne della nostra società hanno sete di respirare l’armonia e la maggior parte di essi sono pronti a impegnarsi per la ricostruzione della società. Basterebbe dunque partire da questa disposizione, preparando dei leaders capaci di promuovere gli altri in tutti gli ambiti della società. Tutte le istituzione devono vigilare sull’identità morale dei loro membri ed essere nei loro ambienti “il sale della terra” per tanti bisogni.

Chi sono i protagonisti dell’educazione ai valori?
La missione che spetta all’educatore di oggi consiste nell’imitare Cristo disceso dal cielo sulla terra per servire gli uomini. Sì, l’educatore vero deve essere un servitore dell’umanità. Bisognerebbe dunque ridefinire le finalità educative adattandole a questa missione. Giovanni Paolo II ne dà le linee fondamentali: “Oltre la necessità di dispensare un insegnamento di qualità, gli insegnanti e gli educatori devono applicarsi a formare ai valori morali e spirituali essenziali per ogni esistenza umana e a testimoniare essi stessi Cristo”. 
Così l’educatore deve conoscere le principali sfide da cogliere oggi e che sono di vari tipi: sfide economiche, politiche, culturali, scientifiche e tecniche e sfide religiose. Di conseguenza, l’educatore cristiano deve essere profeta nel senso completo della parola. Deve essere portavoce di Dio al suo popolo con il quale condivide le vicissitudini e le angosce del momento.
È qualcuno che vive la sorte del popolo interpretandone le aspirazioni e le speranze. In altre parole, la profezia educativa significa riuscire a capire il momento presente, interpretare la crisi che viviamo con lo sguardo di Dio e con i criteri del Vangelo, per intraprendere con la forza rinnovatrice dello Spirito le vie e le opzioni di cambiamento portatrici di speranza. D’altra parte, la grandezza e la nobiltà di questa missione educativa in vista della nuova evangelizzazione, non può essere monopolio di una categoria privilegiata. Si tratta piuttosto degli sforzi congiunti e di una collaborazione molto attiva delle istituzioni della Chiesa come la famiglia, la scuola, i Movimenti di Azione Cattolica sotto la costante supervisione dei pastori della Chiesa.
Vediamo ora i rispettivi ruoli di questi agenti dell’educazione

I. La famiglia luogo primordiale dell’educazione 
La famiglia è presentata da Giovanni Paolo II come “la prima struttura fondamentale per un’ecologia umana, in cui l’uomo riceve le prime nozioni determinanti sulla verità e sul bene, in cui apprende ciò che significa amare e essere amati e, di conseguenza, ciò che vuol dire concretamente essere persona”. Notiamo che il Papa conserva una sollecitudine costante per il buon andamento della famiglia. È in questa ottica che si è rivolto ai vescovi del Burundi in questi termini: “Siate gli animatori della pastorale famigliare in tutte le sue dimensioni: questo è un obiettivo prioritario da perseguire pazientemente dall’insieme degli agenti pastorali”. 
Infatti è grazie all’istituzione della famiglia che un essere umano diviene una persona umana. Essa rimane il luogo naturale e primordiale di educazione e di umanizzazione dei giovani. Tuttavia, è solo attraverso l’educazione che il giovane diventa ciò che è chiamato ad essere e che il suo sviluppo psichico si assesta. Purtroppo oggi la famiglia è preda di molti assalti che provengono dalla cattiva assimilazione della modernità che corrompe i rapporti sociali, dal dilagare di controvalori che seminano la cultura della morte. Diciamo in una parola che la famiglia in Burundi, come dovunque in Africa, conosce molti problemi che indeboliscono se non addirittura paralizzano la sua azione educativa ed evangelizzatrice. E qual è il ruolo specifico della famiglia nell’evangelizzazione?
Anzitutto, l’amore vissuto quotidianamente dagli sposi riflette l’amore infallibile di Dio per gli uomini. Inoltre, la famiglia cristiana ha un ruolo importante da giocare nell’evangelizzazione nella misura in cui i genitori trasmettono la fede attraverso la loro vita coniugale e professionale che costituisce una testimonianza al Vangelo. Da cui certe espressioni per designare la famiglia come “chiesa domestica”, “chiesa in miniatura”, “santuario della Chiesa”, “prima cellula missionaria”. I numerosi problemi della famiglia non dovrebbero sfociare in un “lasciar perdere” irreversibile dei cristiani; le famiglie cristiane devono essere illuminate dalla morale cristiana per sapere come rispondere alle esigenze del momento. Inoltre, nell’era delle esclusioni multiformi, la famiglia è chiamata a rinsaldare il tessuto sociale specialmente ricostituendo il valore della fraternità.
Infatti l’amore costituisce un clima indispensabile e una condizione per l’educazione e lo sviluppo dei suoi membri: è in seno ad una famiglia amante e unita che i giovani imparano i valori essenziali e il comportamento cristiano. È anche con il loro stile di vita illuminato dal Vangelo che i genitori trasmettono il valore della fede e avviano i loro figli verso un’esistenza che si rifà ai valori umani e cristiani. Così la famiglia saprà formare il cittadino del nostro tempo, testimone vivente della carità evangelica. È in questo senso d’altronde che la famiglia sarà sempre il vivaio delle vocazioni religiose e sacerdotali come ha detto il Papa a Songa: “La vocazione sacerdotale o religiosa ha origine il più delle volte nella vita di fede, speranza e amore di una chiesa domestica, cioè della famiglia, ben inserita nella grande comunità della Chiesa… Il futuro sacerdote ha bisogno di una ambiente appropriato, e anzitutto dell’ambiente familiare per prendere coscienza della sua vocazione e cominciare a rispondervi”. 
In poche parole, la famiglia è più che mai sollecitata dall’invito di Cristo “Siate miei testimoni”. Con la testimonianza, la famiglia diventerà segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Così la famiglia realizzerà la sua finalità essenziale che consiste nel dare la vita e nell’elevare le persone umane e prepararle a compiere il loro destino totale.
Per altro, malgrado il suo insostituibile ruolo nell’educazione, la famiglia non può essere in grado di coprire, lei sola, tutte le poste in gioco di una tale missione.

II. La scuola evangelizzatrice e formatrice di un uomo nuovo
Come la figlia del Faraone alla madre di Mosè, gli educatori della scuola sentono le famiglie, l’intera società e la Chiesa dire loro: “Prendete i nostri bambini e educateli per noi”.
Ma qual è il tipo d’uomo di cui l’Africa oggi ha bisogno? Questa domanda deve ritornare incessantemente allo spirito dell’educatore per orientare la sua missione. Tra i partecipanti a questo forum, ci sono molti insegnanti. Noi riteniamo che abbiano un ruolo fondamentale da giocare nelle nostre società per preparare l’uomo nuovo degno dei “cieli nuovi e della terra nuova”, che la nuova evangelizzazione vuole instaurare.
Come diceva san Giovanni Crisostomo, il vostro compito comporta due comandamenti: “Ogni giorno, guardate attentamente i giovani” e “Educate gli atleti di Cristo”. Obbedendo fedelmente a questo incarico, compirete una delle missioni essenziali della Chiesa, madre ed educatrice. Fate dunque del vostro meglio pcrché l’educazione dei giovani serva alla crescita di tutto l’uomo e di ogni uomo. Accanto alla trasmissione delle conoscenze scientifiche, siete chiamati a dare a ciascuno le opportunità di costruire la sua personalità, la sua vita morale e spirituale.
Di conseguenza, la scuola deve essere per gli educatori e per coloro che vi sono educati, un luogo cordiale, una grande famiglia educativa dove ogni giovane è considerato personalmente e rispettato al di là delle sue capacità intellettuali. A parte l’indispensabile necessità di offrire un insegnamento di qualità, gli educatori devono impegnarsi a formare ai valori morali e spirituali, dando essi stessi testimonianza a Cristo, sorgente e centro di ogni vita. È questa educazione integrale dell’uomo la via dello sviluppo, della promozione della persona e dei popoli, il cammino della solidarietà e dell’intesa fraterna.
In questo modo, i nostri alunni sapranno scoprire il senso della vita per conservare la speranza. Oggi più di ieri il mondo ha bisogno del vostro sostegno e delle vostre cure per accogliere le sfide di questo inizio del terzo millennio. Ma non sarà possibile compiere questo compito in modo conveniente senza vivere intensamente alla luce del Vangelo. Se la scuola vuole rispondere all’appello della nuova evangelizzazione, i suoi responsabili sono chiamati a verificare le loro azioni quotidiane alla luce del Vangelo, a essere solidali e a restare fedeli alla loro vocazione,

III. Con l’auto-educazione i giovani sono le sentinelle del mattino
Non dite mai ai giovani che sono il futuro della Chiesa: non solo li ferireste, relegando la loro presenza e la loro azione ad un orizzonte lontano, ma commettereste un grave peccato contro la verità: i giovani fanno parte da oggi della Chiesa. Di fronte agli innumerevoli bisogni e problemi della nostra regione, dovremmo contare sulla vostra naturale generosità. Avete un modello di comportamento nel racconto del Vangelo di Giovanni 6,1-13, dove si narra la preoccupazione degli apostoli davanti all’immensa folla da sfamare. Nel momento in cui gli apostoli sembrano rinunciare: “mandiamoli in città per comprare di che mangiare”, Gesù chiede loro di fare uno sforzo per sfamarli loro stessi.
Ed ecco che un ragazzo interrompe la discussione per presentare i suoi cinque pani e i suoi due pesci. Un’offerta insignificante agli occhi della folla ma che è un gesto di rara generosità davanti al Signore che parte da questa offerta per sfamare la moltitudine. Ecco dunque un dovere importante dei nostri giovani: diventare come il giovane del Vangelo, protagonisti generosi per il cambiamento della nostra società e per l’evangelizzazione. Per questo dovete prendere coscienza delle vostre ricchezze, cioè dei talenti di entusiasmo, di coraggio e d’amore, che Dio ha messo in voi e che devono essere investiti per gli altri. Dinanzi all’ampiezza del lavoro da compiere per far uscire la nostra società da una crisi multiforme, dovete, in Cristo, credere al futuro, anche se non sapete quale forma avrà.
Non abbiate paura, non siate timidi nell’impegnare la vostra vita per la pace, la libertà, la giustizia, la verità, la tolleranza, la solidarietà e per gli altri valori degni del cristiano, poiché il Signore vi accompagna. Fuggite la mediocrità, consacratevi agli ideali che vi nobilitano anziché lamentarvi nell’insignificanza e nella disperazione. Potreste obiettare che non avete abbastanza peso per portare lontano la voce della Buona Notizia di salvezza ma, con lo spirito di corresponsabilità, nelle vostre associazioni, nei vostri movimenti, nei vostri collegi voi potete essere il sale della vostra piccola comunità e del vostro ambiente.
Siate coscienti di ciò che siete, non per escludervi reciprocamente, ma per arricchirvi e completarvi. Così saprete riportare nel mondo il gusto di vivere la fraternità universale, capace di affrettare un clima di giustizia e di pace. E vedrete che questa missione è esaltante anche se delicata e piena di gravi responsabilità. 
In questa epoca così misteriosa e tormentata, sappiate che il mondo attende molto da voi per bandire finalmente l’odio e costruire la civiltà dell’amore. Abbiamo fiducia nella vostra determinazione a impegnarvi per la salvezza dell’uomo contemporaneo. In ogni cosa sappiate che Gesù è l’unica verità e l’unica luce di cui bisogna fidarsi. Custoditela nella vostre mani affinchè non si spenga. 
Se farete sempre riferimento alla Buona Notizia del Vangelo, voi stessi sarete luce e sale del mondo.


II Incontro continentale africano
VOI SARETE MIEI TESTIMONI IN AFRICA. Realtà sfide e prospettive per la formazione di fedeli laici. Il contributo dell’Azione Cattolica/2 – Bujumbura, 21-25 agosto 2002

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